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Sla, su “Frontiers” articolo AriSLA su positivo impatto ricerca finanziata

Mario Melazzini: “Puntiamo su studi con maggiori ricadute su vita pazienti”

La ricerca finanziata da AriSLA, Fondazione Italiana di Ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica, ha contribuito notevolmente a generare conoscenza sulla SLA con il principale obiettivo di trovare una terapia efficace per contrastare questa grave malattia. È quanto emerge dall’articolo pubblicato di recente sulla rivista scientifica ‘Frontiers’ in cui AriSLA riporta un’attenta analisi quantitativa e qualitativa dei progetti di ricerca sulla SLA finanziati e delinea la linea strategica futura.

“Siamo molto soddisfatti di questa pubblicazione – sottolinea il Presidente di Fondazione AriSLA, Mario Melazzini – in cui abbiamo voluto condividere dati che evidenziano come anche un ente come AriSLA, di dimensioni più contenute rispetto ad altre charity presenti in ambito internazionale, sia riuscita a fare la differenza, finanziando ricerca che ha avuto un impatto molto positivo sulla comunità scientifica internazionale che si occupa di SLA. In questi 13 anni di attività, abbiamo pubblicato 16 bandi per finanziare nuovi progetti, investito quasi 15milioni di euro in ricerca, finanziato 98 progetti e sostenuto 143 ricercatori italiani, con l’obiettivo di ‘attaccare’ la SLA su più fronti, dai meccanismi cellulari alla base dell’insorgenza e progressione della malattia fino all’identificazione e sperimentazione di approcci terapeutici. Nei mesi scorsi abbiamo definito un nuovo piano strategico della ricerca, che si coniuga con una visione internazionale della ricerca sulla SLA, tracciata dal ‘National Institute of Neurological Disorders and Stroke’, con cui intendiamo favorire l’interazione tra ricercatori di base e clinici per una ricerca ‘clinicamente informata’, dando priorità a studi che abbiano maggiore potenzialità di ricaduta sulla vita dei pazienti”.

“I nostri punti di forza sono diversi – spiega il Responsabile scientifico AriSLA, Anna Ambrosini -. Uno di questi è certamente rappresentato dal processo di revisione dei progetti, molto rigoroso, adottato da sempre da AriSLA che ha portato alla selezione di studi di altissima qualità e innovatività, così come è stato rilevante il costante lavoro di monitoraggio sugli esiti di questi progetti svolto dall’ufficio scientifico. E poi è stato premiato l’aver scommesso, attraverso il finanziamento dei ‘Pilot’, su progetti di ricerca ampiamente esplorativi che hanno permesso di attrarre giovani ricercatori di altri ambiti e incentivarli ad intraprendere un nuovo percorso di studio sulla SLA. Infine, dai dati raccolti emerge come nel tempo il nostro impegno abbia formato una forte massa critica di ricercatori determinati a sviluppare progettualità concrete con l’unico fine di arrivare a terapie efficaci”.

Nell’articolo pubblicato su ‘Frontiers’ AriSLA descrive in modo dettagliato il processo di selezione dei progetti e le analisi bibliometriche e le indagini compiute sulla ricerca finanziata, dalla ricerca di base, alla preclinica e clinica. A seguire sono stati riportati i risultati raggiunti e quale sia l’orientamento della ricerca AriSLA. Uno degli strumenti utilizzati dalla Fondazione per rappresentarlo è il Triangolo della ricerca biomedica, una rappresentazione grafica di come si collocano le pubblicazioni scientifiche derivate dai progetti AriSLA, ad oggi 373. Nel Triangolo gli studi molecolari in vitro sono posizionati nell’angolo in basso a sinistra, quelli condotti sui modelli animali in basso a destra, e all’apice la ricerca condotta sull’uomo. Il Triangolo della ricerca di AriSLA indica che le pubblicazioni sono principalmente concentrate sullo studio dei meccanismi molecolari. Gli studi preclinici hanno prodotto pubblicazioni che si trovano al centro del triangolo e rivelano una progressione verso la rilevanza per la clinica, posizionandosi lungo la bisettrice del triangolo che sale verso l’apice della ricerca sull’uomo, dove sono posizionati gli articoli derivati da studi clinici, genetici e tecnologici. Considerando anche che numerosi studi preclinici finanziati da AriSLA sono ancora in corso, sarà interessante per la Fondazione continuare a monitorare in futuro il loro posizionamento nel Triangolo della ricerca biomedica.

Fonte: askanews.it

Ipotiroidismo disfunzione più frequente, colpisce 3 mln di italiani

In presenza di disturbi della tiroide, di cui soffrono oltre sei milioni di italiani, la dieta può diventare oggetto di dubbi e preoccupazioni per i pazienti. Lo testimonia il crescente numero di ricerche effettuate ogni giorno in rete sul complicato rapporto tra tiroide e alimentazione che mette in luce il bisogno degli utenti di fare chiarezza su questi temi. Per rispondere a questa esigenza è nata la campagna “Dal Palato alla Tiroide”, realizzata con il patrocinio della Società Italiana di Endocrinologia (Sie) e il contributo non condizionante di Ibsa Italy che, attraverso strumenti pratici come il volume di “ricette amiche della tiroide”, contribuisce a promuovere una maggiore consapevolezza nella popolazione sui disturbi tiroidei e il legame con la nutrizione.

Le disfunzioni della tiroide sono molto diffuse soprattutto tra le donne che si stima abbiano il 20% di probabilità di sviluppare disturbi tiroidei nel corso della vita. Tra queste l’ipotiroidismo è la più frequente: colpisce in Italia quasi 3 milioni di persone con un’incidenza più marcata nelle donne tra i 55 e i 64 anni. Questa condizione si manifesta spesso con sintomi quali stanchezza eccessiva, aumento di peso, intolleranza al freddo, pelle secca e pallida, rallentamento della frequenza cardiaca, depressione e problemi di memoria.

“La prevenzione e la gestione efficace delle malattie tiroidee dipendono in gran parte da una corretta informazione e dall’adozione di buone pratiche quotidiane”, dichiara Maria Grazia Castagna, Professore Associato di Endocrinologia presso il Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze dell’Università di Siena. “Nonostante siano spesso sottovalutate, si stima che le patologie della tiroide colpiscano tra il 5 e il 10% della popolazione italiana. Una diagnosi tempestiva è cruciale per migliorare la qualità della vita dei pazienti e per questo è importante effettuare alcuni semplici esami di controllo in presenza di segni e sintomi indicativi di un’alterazione della funzionalità tiroidea, ma anche in persone a rischio o in chi ha una predisposizione familiare”.

La diagnosi precoce è fondamentale nella cura della malattia, così come lo è l’aderenza da parte del paziente alla terapia, una volta individuato il trattamento più adeguato.

“La levotiroxina è il trattamento standard per l’ipotiroidismo e consente di ripristinare i livelli ormonali necessari per un corretto funzionamento del metabolismo. Tuttavia, la personalizzazione della terapia e il monitoraggio costante sono essenziali per garantire un equilibrio ottimale e una maggiore stabilità nel tempo”, commenta Annamaria Colao, Professore Ordinario Endocrinologia e Malattie del Metabolismo Cattedra Unesco di Educazione alla Salute e Sviluppo Sostenibile, Università degli Studi di Napoli Federico II. “Grazie alla possibilità di avere diverse formulazioni disponibili, dai farmaci in compresse alle capsule molli fino alle formulazioni liquide, è possibile adattare il trattamento alle caratteristiche specifiche di ciascun paziente, migliorando così l’aderenza alla terapia e i risultati clinici complessivi”.

Nel mantenimento della salute tiroidea, anche l’alimentazione gioca un ruolo cruciale poiché questa ghiandola necessita di specifici micronutrienti per funzionare al meglio. In soggetti con ipotiroidismo, una dieta equilibrata deve essere inclusiva di alimenti ricchi di iodio e selenio, due elementi fondamentali per il corretto funzionamento della tiroide.

“Un regime alimentare vario e personalizzato in base all’età e allo stile di vita rappresenta una valida strategia di prevenzione per alcune disfunzioni tiroidee, soprattutto quando arricchito con sale iodato, efficace a evitare le carenze di iodio, e con selenio, fondamentale per il metabolismo degli ormoni tiroidei e quindi per il buon funzionamento complessivo della ghiandola”, evidenzia la Professoressa Colao. “Per incoraggiare la prevenzione e sensibilizzare l’opinione pubblica, è essenziale fare chiarezza su quali alimenti possano realmente influire sulla salute della tiroide, sgombrando il campo da fake news e falsi miti che persistono numerosi intorno a questi temi”.

“Ne è un esempio la convinzione che eliminare il glutine dalla dieta possa migliorare la funzione tiroidea, anche in assenza di una diagnosi di celiachia o di sensibilità al glutine. In realtà, in condizioni normali eliminare il glutine non comporta alcun beneficio per la tiroide e al contrario se non gestito correttamente potrebbe determinare delle carenze nutrizionali”, continua la Professoressa Castagna. “È vero, tuttavia, che alcune forme di tiroiditi autoimmuni, in particolare la tiroidite di Hashimoto, si associano più frequentemente ad altre patologie autoimmuni come ad esempio la celiachia. Solo nel caso quindi in cui le due patologie coesistono è necessario adottare una dieta priva di glutine. In genarle, in caso di problematiche accertate, è sempre importante affidarsi ad uno specialista, evitando pericolose pratiche ‘fai da te”.

La Campagna “Dal Palato alla Tiroide” si inserisce all’interno di un progetto più ampio che vede nel sito latiroide.it un vero e proprio hub informativo sulla tiroide con video pillole degli esperti, sezioni dedicate ai professionisti della salute, e un servizio per richiedere il consulto telematico di uno specialista. La Campagna sfata numerosi falsi miti sull’alimentazione, promuovendo consapevolezza e prevenzione delle malattie tiroidee attraverso informazioni chiare e aggiornate e un approccio molto pratico. È con questo spirito che è stato creato il ricettario “Dal Palato alla Tiroide”, pensato per chi desidera seguire un’alimentazione equilibrata, ricco di consigli e ricette per una dieta sana e bilanciata e adatta a chi soffre di disfunzioni della tiroide. Il ricettario è stato realizzato grazie al contributo degli utenti, alla collaborazione con specialisti endocrinologi e Sonia Peronaci.

“È stato un piacere partecipare a questa iniziativa”, ha commentato Sonia Peronaci, foodblogger e fondatrice di GialloZafferano. “Credo molto nell’importanza di diffondere una corretta informazione su come l’alimentazione possa supportare la salute. Con semplici accorgimenti si possono fare scelte migliori e più consapevoli senza rinunciare al piacere della tavola” ha aggiunto.

L’impegno di Ibsa Italy va oltre il semplice supporto alla campagna, riflettendo una visione di lungo termine a supporto della comunità dei pazienti e in più in generale della popolazione. “Ibsa è impegnata nella ricerca di soluzioni terapeutiche all’avanguardia e supporta iniziative vicine ai bisogni dei pazienti. Investire nella consapevolezza e nella prevenzione delle malattie tiroidee fa parte del nostro approccio alla salute a 360 gradi. Con la campagna ‘Dal Palato alla Tiroide’ vogliamo non solo fare educazione su questi temi, ma anche offrire risorse concrete e accessibili che migliorino la vita quotidiana dei pazienti.” conclude Greta Pizzamiglio Sr Product Manager di Ibsa Italy.

Fonte: askanews.it

“Una Stella di Natale Ail aiuta le persone a guadare lontano”

Ail – Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mielomadopo 18 anni rinnova la storica campagna dedicata alle Stelle di Natale, con l’obiettivo di unire ciò che è divenuto il simbolo dell’Associazione, il racconto delle storie dei pazienti e l’impegno sociale di Ail.

L’iniziativa Stelle di Natale Ail, in programma 6, 7 e 8 dicembre in 4800 piazze italiane, storico appuntamento con la solidarietà promosso dall’Associazione che da 55 anni è al fianco dei pazienti ematologici e delle loro famiglie, viene realizzata da 36 anni grazie al contributo di migliaia di volontari e all’opera delle sue 83 sezioni Ail sul territorio nazionale. La manifestazione ha permesso in tanti anni di sostenere e mettere in campo importanti progetti di Ricerca e Assistenza e ha contribuito a far conoscere i rilevanti progressi e i risultati ottenuti nel trattamento dei tumori del sangue.

Ail lancia la nuova campagna di comunicazione integrata dedicata all’iniziativa Stelle di Natale “Segui la Stella”, affidata a Lateral, Studio di Comunicazione & Branding guidato da Francesco Fallisi e Federica Bello, con la direzione creativa di Francesco Fallisi e Simona Angioni. Per la campagna è stato prediletto un approccio intimo e delicato, affinché fosse un’esperienza personale a trasmettere il significato profondo che rappresenta la scelta della Stella di Natale Ail.

Protagonista dello spot è una bambina con un obiettivo molto preciso: regalare speranza al paziente incorniciato dalla finestra di fronte alla sua. Da sola, con passo svelto e deciso, attraversa le stradine della sua città come se fosse una grande avventura. Ha le sue monetine e il suo sogno da realizzare. E lo porta a termine, scegliendo la Stella di Natale più grande che può, e permettendo a quel ragazzo di guardare lontano. Una bambina da seguire e, soprattutto, come recita la voce fuori campo, “Una Stella da seguire” per arrivare finalmente ad un futuro libero dai tumori del sangue.

Il claim dello spot è semplice e potente allo stesso tempo: “Una Stella di Natale Ail aiuta migliaia di persone a guardare lontano”. “Questo concetto riflette il nostro impegno nell’offrire una prospettiva di fiducia e speranza a chi affronta un percorso di cura difficile – affermano Rita Smoljko e Daniele Scarpaleggia, rispettivamente Responsabile Comunicazione AIL e Coordinatore del Progetto – aiutando i pazienti e le loro famiglie a guardare oltre le sfide e la sofferenza del presente”.

Fonte: askanews.it

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